mercoledì 17 marzo 2010

Oselle Veneziane


"Oselle Veneziane. Il Dono dei Dogi", è il titolo della mostra che sta avendo luogo a Venezia presso le Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana. Le oselle veneziane furono delle monete-medaglie, ma è curiosa la loro origine. Fin dal secolo XIII era tradizione che il Doge regalasse a tutti i membri del Maggior Consiglio, nel giorno dedicato a Santa Barbara, 5 anatre selvatiche, chiamate in dialetto veneziano "oselle". Reperire tali oselle in laguna divenne sempre più difficile, e quindi, già a partire dal 1361 venne stabilito che in mancanza delle oselle, il regalo ai nobili veneziani venisse integrato con un premio in denaro. Nel 1521, sotto il dogado di Antonio Grimani le anatre divennero così rare che si fu costretti a coniare delle monete al loro posto, che però ne mantennero il nome "oselle", appunto. Le oselle veneziane erano in argento ed avevano un valore corrispondente ad 1/4 di ducato d'oro. Esse potevano essere scambiate come monete in corso. A partire da quell'anno vennero coniate un totale di 275 diverse oselle veneziane, fino all'ultima del 1796 (Doge Lodovico Manin), alla vigilia della caduta della Serenissima. Le oselle venivano coniate presso il Palazzo della Zecca di Venezia, edificio terminato nel 1545 su progetto di Jacopo Sansovino. Tale Palazzo adesso è occupato quasi interamente dalla Bibioteca Nazionale Marciana. La mostra "Oselle Veneziane", che raggruppa per la prima volta tutte le 275 monete-medaglie, rappresenta quindi una occasione unica per ripercorrere la storia della Repubblica di Venezia attraverso di esse. Sulle oselle venivano incisi infatti i nomi dei dogi in carica, l'anno di emissione e si rappresentava l'evento più importante di quell'anno (come la Battaglia di Lepanto del 1571). Per vedere la mostra "Oselle Veneziane. Il Dono dei Dogi" bisogna entrare per l'ingresso del Museo Correr, posto nell'Ala Napoleonica, di fronte alla Chiesa di San Marco. Il costo del biglietto del Museo Correr consente di ammirare anche questa importante esposizione (biglietto intero 12,00 euro, ridotto 6,50). Va messo in evidenza che acquistando questo biglietto unico si ha diritto all'entrata non solo del Museo Correr, ma anche al Palazzo Ducale, al Museo Archeologico e alle Sale Monumentali della Biblioteca Marciana. La mostra è stata inaugurata sabato 6 marzo 2010 con l'intervento di Alvise Zorzi, grande scrittore veneziano e maggior esperto vivente della storia di Venezia, e rimarrà aperta fino al 5 aprile. L'orario di apertura è tutti i giorni dalle 10,00 alle 17,00. La fermata del vaporetto più vicina per arrivare al Museo Correr dove ha luogo la mostra dedicata alle oselle veneziane è "Vallaresso" (linee 1 e 2).


9 commenti:

emilia ha detto...

Complimenti! Non mi stancherò di farteli mai! Che bella storia con le anatre diventate oselle di metallo prezioso! Sembra un passo dai tempi arcaici ai tempi moderni, molto significativo se si può dire così.
(p.s. prendo ancora un'altra delle tue fotoq sta volta la casa di Tintoretto per abbianarla con il riflesso di AnnaLivia, qua chiedo il permesso)

Fausto ha detto...

emilia: La storia delle oselle veneziane è decisamente curiosa. Gli antichi veneziani erano molto pratici e non mancavano certo di fantasia.
Permesso accordato!
Buona giornata.

Aldo ha detto...

Molto interessante questo post. Il termine "oselle" mi ha rimesso in mente una particolare fiera che si svolge ogni anno in agosto nella città di Sacile (chiamata pure giardino della Serenissima) da piú di 700 anni. Questa fiera è chiamata "Sagra dei osei" e i primi atti scritti riguardanti l’evento risalgono al 2 agosto 1274.
Nei tempi anziani gli "osei" non venivano esposti unicamente per il loro canto ma pure come ingredienti culinari. Di fatti, quando mio padre era giovane e che la vita nella campagna friùlana era molto dura, egli cacciava gli ucelli che venivano poi acconciati con polenta... la polenta e osei.

Fausto ha detto...

Aldo: Polenta e osei è ancora uno dei piatti più prelibati della cucina veneta e friulana. Mi piacerebbe vedere un giorno la "Sagra dei osei" di Sacile.
Buona giornata.

emilia ha detto...

Ciao Fausto,
oltre alle "oselle" la tua bellissima foto della sala di rappresentanza della Biblioteca Marciana mi ha fatto pensare a Jacopo Sansovino. Mi pare di aver letto tempo fa su una rivista che la biblioteca dopo essere stata costruita subì un crollo e Sansovino se non mi sbaglio fosse imprigionato, a dire il vero non ho ancora controllato se fosse vero. Comunque in un gran libro per l'arte e l'architettura di Venezia che possiedo e non leggo molto perché è in inglese e pesa 7kg, ho trovato pubblicata una vecchia foto bianconera della casa di Sansovino in San Trovaso, l'ho fotografata (dal libro) e la pubblico per fartela vedere ma credo tu già la conosca. Forse nella stessa casa abitava anche Francesco Sansovino, il suo figlio che scrisse un libro per Venezia (città nobilissima e singore, adoro il tutolo)che amava la città lagunare con tutto il suo cuore come la ami anche tu che scrivi per la tua città di oggi.

emilia ha detto...

Ma Veronese disegnò anche su questo soffitto, cioè mi autocorrego delle sue tele vennero montate lì. Io volevo scrivere più per Convito a casa Levi ma quell'anatra (colpa delle tue "oselle") mi ha mandato da Greenaway e le Nozze di Cana :)

Fausto ha detto...

emilia: Non ti so confermare se Sansovino fu imprigionato a causa di un crollo nella Biblioteca Marciana. Tuttavia, secondo il giudizio di molti, quella biblioteca fu il capolavoro del Sansovino. Un angolo della Biblioteca Marciana crollò a causa della caduta del Campanile di San Marco nel 1902. Veronese vinse una gara tra altri illustri pittori della sua epoca per collocare sul soffitto delle sale monumentali numerose tele.
A presto.

emilia ha detto...

Venezia
città nobilissima et signolare,
(mi autocorreggo, non cancello più)
visto che non posso comprare questo libro vorrei molto leggerlo un po' nella Biblioteca Marciana.

Fausto ha detto...

emilia: Quando frequentavo le scuole superiori mi recavo spesso a studiare alla Biblioteca Marciana. Ora purtroppo non ne ho più il tempo.
A presto.

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